Premesso che ...
Sito: | Attività formative complementari |
Corso: | BibIng: Ricerca Bibliografica per l'Ingegneria 2020-2021 |
Libro: | Premesso che ... |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | domenica, 24 novembre 2024, 18:46 |
Descrizione
1. Introduzione
Come premessa a questo corso vorremmo introdurre al complesso scenario della ricerca di informazione accademica odierna, caratterizzato da una molteplicità di risorse di tipologia diversa con varie possibilità di accesso. L'opportunità di accedere oggi a risorse non solo di natura diversa, ma anche disponibili su supporti diversi, ricercabili a partire da diversi canali di ricerca, crea un quadro di estrema ampiezza e varietà, nel quale però lo studente rischia di perdersi.
Inoltre è importante oggi più che mai, di fronte alla attuale quantità e varietà di documentazione, per la quale in letteratura si è affermata la definizione di information overload, una corretta selezione dell’informazione reperita, supportata da una accurata formazione sui modi, le strategie e i luoghi deputati ad una ricerca efficace e di qualità. Per questo risulta fondamentale comprendere, soprattutto per le risorse online, quando impostiamo una richiesta di informazione lanciando una ricerca: da dove partiamo, qual è l'ambiente che stiamo interrogando e cosa contiene. Di qui il ruolo imprescindibile della presentazione di strumenti ormai indispensabili per una ricerca che vuole essere esaustiva: il discovery tool, le banche dati (con i propri dati bibliometrici), gli archivi open access.
Infine l'ultima parte di questa premessa contiene la definizione di concetti fondamentali per chi si accinge a stendere un progetto/elaborato/tesi nell'ambito del proprio percorso accademico, come: la citazione bibliografica, la bibliografia e lo stile citazionale.
2. I tipi di risorsa
3. I tipi di formato
4. Lo scenario attuale
Social network accademici e MOOC
La comunicazione accademica di oggi non è più veicolata solo da libri e articoli di riviste, ma anche una varietà di altri media e di contenitori di informazioni di qualità. L'esperienza della pandemia da Covid-19 ha accelerato ancora di più la tendenza già in atto da tempo di sfruttare strumenti di comuncazione da remoto per la disseminazione della conoscenza scientifica.
Dal sito di Elsevier:
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(UniBO Open
Knowledge) piattaforma dell'Università di Bologna che contiene corsi gratuiti
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particolare a Soft Skills, quindi alle competenze trasversali e interdisciplinari, con rilascio di attestato di frequenza.
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Merita una citazione, nonostante non si tratti di una piattaforma di MOOC univeristari, TRIO della Regione Toscana, dove già dalla fine degli anni '90 sono disponibili corsi di formazione professionale, informatica, lingue ed altre competenze trasversali, gratuiti e con rilascio di attestato di frequenza.
Per ulteriore materiale sull'accesso alle principali piattaforme MOOC si veda il pdf Istruzioni accesso MOOC tornando alla home di questa sezione.
5. Cosa è una banca dati
Definizione e caratteristiche delle banche dati in biblioteca
Una banca dati bibliografica (BDB) è un archivio aggiornato (originariamente in formato cartaceo, più tardi in formato elettronico su supporto locale, oggi online) di descrizioni standardizzate (dette anche metadati, es. autore, titolo, editore, anno etc..) di documenti come articoli di riviste scientifiche, atti di congressi, monografie etc., dotata di sistemi di interrogazione più o meno avanzati.
Quando le BDB contengono non solo i metadati ma anche il testo completo dei documenti sono dette anche BD full-text (o a testo pieno), digital libraries, biblioteche digitali.
Le BDB tradizionalmente sono prodotte da istituzioni scientifiche specializzate nelle discipline delle BD stesse. Queste BD tradizionali, dette anche disciplinari, sono compilate da personale specializzato e dispongono spesso di strumenti di indicizzazione avanzata (attribuzione di soggetti al contenuto del documento) come vocabolari controllati di termini e classificazioni specifiche.
Le BDB hanno subito nel tempo un processo di aggregazione per cui una BD di copertura più generale di solito ingloba il contenuto di varie BD specializzate (come fanno WOS, Scopus, ma anche Google Scholar, come vedremo più avanti). Per questo, e perché offrono servizi aggiuntivi, come il numero di citazioni ricevute, i metadati delle opere citate e i link tra le citazioni, sono dette anche banche dati citazionali (BDC).
Le BDC offrono spesso ulteriori servizi come per es. il "peso" della rivista (Impact factor di WOS), dell’autore (H-index di Scopus), cioè i cosiddetti dati bibliometrici (che vedremo nel prossimo paragrafo), i link a repositories (archivi) di dati sperimentali raccolti per la pubblicazione, la possibilità di esportare i dati per gli strumenti di gestione delle citazioni (detti anche Reference management software per i quali si rimanda al capitolo specifico più avanti) utili per la redazione di bibliografie etc.
Per il funzionamento dei propri indici alcune BDC hanno elaborato un proprio sistema di identificazione
univoca degli autori (Scopus: Author ID, Wos: ResearcherID-Publons, Google Scholar: citation profile). Si tratta di codici alfanumerici usati delle rispettive BDC per identificare univocamente un autore e non attribuire le sue pubblicazioni ad un eventuale autore omonimo. Tutti
questi sistemi permettono l’intervento volontario
dell’autore, con una modalità partecipativa tipica dei social network e possono dialogare con
l’identificativo non proprietario (free) più diffuso: ORCID
6. Cosa è un discovery tool
Di fronte al complesso panorama di risorse fin qui esaminato, i moderni sistemi bibliotecari mettono a disposizione come strumento di ricerca quello che oggi viene definito discovery tool, ossia un'interfaccia di ricerca e di accesso unica per l'interrogazione simultanea di varie tipologie di risorse documentarie in diversi formati: dai libri agli e-book, dagli articoli cartacei a quelli online, dalle risorse digitalizzate a quelle disponibili liberamente sul web.
Il discovery tool offre diversi vantaggi:
- pone l'utente di fronte ad un ambiente a lui familiare: la ricerca sul web (quindi sempre disponibile) per parole chiave da un unico box di ricerca ("google like")
- interroga velocemente (grazie alla presenza di un indice precaricato) risorse locali (possedute fisicamente) e remote (in abbonamento o in accesso aperto), fornendo per queste ultime anche il link al full text (in formato html o pdf) e attingendo a contenitori diversi (cataloghi, repository istituzionali, piattaforme di editori, banche dati ecc.)
lo spazio di ricerca del discovery tool rispetto al web è in realtà perimetrato da tre principali elementi:
- Le collezioni cartacee della biblioteca
- Le collezioni online a cui la biblioteca è abbonata
- Le collezioni a libero accesso online che la biblioteca decide di attivare personalizzando l'indice del discovery
La qualità dei documenti recuperati dal discovery tool è dunque garantita, ci troviamo infatti comunque in un ambiente protetto, popolato da dati selezionati dal Sistema Bibliotecario, a riparo dall'informazione non controllata e non autorevole (diversamente come vedremo da motori di ricerca solo indirizzati verso contenuti accademici come Google Scholar).
7. Peer review e bibliometria
Elementi di valutazione della ricerca
Il tema della valutazione della ricerca è da anni al centro dell'attenzione degli Atenei italiani e stranieri. Oltre agli obblighi normativi (la prima legge che introduce in Italia la valutazione degli Atenei è del 1993), essa sta assumendo un aspetto sempre più stategico nelle politiche pubbliche per gli investimenti su innovazione e ricerca.
Il progetto di Valutazione della qualità della ricerca (VQR) è rivolto alla valutazione dei risultati della ricerca scientifica delle Università e degli Enti di ricerca italiani ed è svolto dall'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca). Le valutazioni sono basate sull’analisi bibliometrica e sul metodo della revisione tra pari (peer review).
Per bibliometria (bibliometrics) si intende lo studio quantitativo della comunicazione scientifica condotto attraverso i suoi prodotti: pubblicazioni e loro citazioni bibliografiche. La valutazione bibliometrica si basa sui dati bibliometrici che vengono sintetizzati e rielaborati in vari indicatori (Impact factor, h-index, citazioni etc… che vedremo più avanti nei capitoli dedicati alle singole BD) utilizzati per la verifica della qualità della produzione scientifica di un autore e della istituzione cui afferisce (valutazione quantitativa).
Per peer review (revisione
di pari) si intende in ambito editoriale la verifica formale e contenutistica effettuata da parte
di uno o più specialisti riconosciuti come esperti ("peer" ossia "pari"
rispetto all’autore) dei testi sottoposti dall’autore ad una rivista
per la pubblicazione di un articolo (valutazione qualitativa). Una rivista peer reviewed prevede quindi che gli articoli siano sottoposti a questa verifica perché possano essere accettati per la pubblicazione. Una volta passate attraverso il processo di revisione tra pari, le pubblicazioni scientifiche
diventano poi spesso la prima forma di misurazione del lavoro di un ricercatore, ossia la peer review può essere un'alternativa alla valutazione bibliometrica, per quei settori disciplinari dove ancora non è diffuso l'uso di indicatori.
La circolazione di contenuti scientifici nella nuova dimensione del web
2.0, come abbiamo visto nel capitolo Lo scenario attuale ha determinato l'esigenza di misurarne l'impatto e la diffusione
anche in questo ambiente con la nascita di metriche alternative
(alternative metrics) dette anche altmetrics, i cui indicatori a volte affiancano gli indicatori bibliometrici tradizionali più collaudati.
8. L'open access
Il movimento dell'accesso aperto
Open access significa accesso libero e senza barriere al sapere scientifico.
Data la contrapposizione del modello di pubblicazione ad accesso aperto rispetto a quello classico, nel quale tipicamente gli editori detengono diritti esclusivi sul documento pubblicato e ne vendono l'accesso attraverso abbonamenti e licenze, l'espressione Open access indica anche il movimento che sostiene e promuove la strategia di fruizione libera e gratuita delle pubblicazioni scientifiche.
Le due modalità principali di pubblicazione ad accesso aperto sono:
- la via verde ("green road"), che consente l'autoarchiviazione ("self-archiving"), da parte degli autori, di copie dei loro articoli (pubblicati in riviste accessibili a pagamento) in archivi istituzionali o disciplinari, o nei propri siti personali;
- la via d'oro ("gold road"), che consiste nella pubblicazione in riviste in cui gli articoli sono liberamente accessibili (riviste ad accesso aperto). Tali riviste possono sostenere in modi diversi i costi di mantenimento delle proprie pubblicazioni.
Alcuni siti utili per la ricerca di letteratura scientifica ad accesso aperto:
- Elenco delle riviste ad accesso aperto: DOAJ (Directory of Open Access journals)
- Elenco degli editori ad accesso aperto: OASPA (Open Access Scholarly Publishers Association)
- Elenco dei depositi istituzionali accademici: OPENDOAR (Directory of Open Access Repositories)
- Database interrogabile per titolo di rivista per conoscere le policies di copyright adottate dall'editore relativo: SherpaRomeo
Ad oggi tuttavia la contrapposizione netta tra l'editoria "tradizionale" e quella open access è stata apparentemente superata da alcuni modelli di business proposti da editori che hanno recepito, a proprio vantaggio, la diffusione dell'acceso aperto. La cosiddetta editoria ibrida (o "via rossa") ha sfruttato il fenomeno
dell’open access per sviluppare un nuovo modello e aumentare i propri profitti, ossia una rivista commerciale tradizionale, in abbonamento, che può ospitare singoli articoli disponibili ad accesso aperto, a seguito del pagamento di una APC (article processing charge) da parte degli autori (o più spesso degli enti finanziatori o delle istituzioni cui appartengono). Gli enti di ricerca e le università si trovano così a pagare due volte: per pubblicare e per acquistare gli abbonamenti alle risorse elettroniche.
L'Open Archive Initiatives (OAI) fin dal 1999 promuove l'accesso aperto delle pubblicazioni scientifiche attraverso lo sviluppo e la diffusione di standard internazionali per la gestione dei depositi digitali destinati all'autoarchiviazione o all'archiviazione da parte delle istituzioni che producono le ricerche, indipendentemente o parallelamente alle loro pubblicazioni sotto forma di articoli peer-reviewed in riviste scientifiche.
Nell'ambito accademico italiano la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha riconosciuto l’importanza dell’accesso pieno e aperto alle informazioni e ai dati per la ricerca e per la formazione scientifica, favorendo la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche condotte in Italia nelle università e nei centri di ricerca. Nel novembre 2004, in occasione della conferenza di Messina sull’Open Access (Dichiarazione di Messina), la CRUI (Conferenza dei rettori delle Università Italiane) ha promosso l’adesione delle università italiane alla ”Dichiarazione di Berlino per l’accesso aperto alla letteratura scientifica”,
Il movimento Open access ha diffuso col tempo sempre maggiore consapevolezza della possibilità di limitare la cessione totale ad editori privati dei risultati della ricerca finanziata da enti pubblici. Si pensi che tutte le pubblicazioni finanziate da Horizon 2020, progetto della Commissione europea destinato alla ricerca scientifica e all'innovazione (cui seguirà Horizon Europe 2021-2027) dotato di un budget di quasi 80 miliardi di euro (2014-2020), devono obbligatoriamente essere depositate su repositories ad accesso aperto.
Il concetto di open access ormai si è ampliato dalle pubblicazioni scientifiche a tutti i prodotti della conoscenza, tanto che oggi si parla più genericamente di open data e di open science. Nel 2015 viene lanciata EOSC (EuropeanOpen Science Cloud), un enorme ambiente virtuale dove tutti i ricercatori possano depositare, conservare, gestire, riutilizzare dati della/per la ricerca, l’innovazione e l’educazione.
Sia nel nostro catalogo OneSearch, che nelle banche dati che vedremo più avanti (Scopus, WOS) si è ormai affermato nella ricerca di documenti il filtro "open access", che permette di selezionare solo risorse pubblicate ad accesso aperto.
Università di Firenze e Open access:
Anche l'Università di Firenze del 2004 firma la Dichiarazione di Messina. In sintesi si trova online la Policy per l'accesso alla letteratura scientifica dell'Università degli Studi di Firenze
FloRe (Florence Research Repository) è il deposito istituzionale dell’Università di Firenze ad accesso aperto alimentato dagli autori dell’Ateneo fiorentino (sono aperti i metadati e, quando viene caricato, anche il full text).
La Firenze University Press (FUP), casa editrice dell'Università degli studi di Firenze, sposa oggi pienamente i principi dell’accesso aperto: il suo catalogo, infatti, presenta sia monografie fruibili, per la versione digitale, in open access, che riviste completamente ad accesso aperto. Tutte le pubblicazioni della FUP sono finanziate grazie al decisivo
contributo dell'Ateneo.
9. La citazione bibliografica
Per citazione bibliografica o riferimento bibliografico si intende la descrizione standardizzata di una risorsa documentaria, che comprende una serie di dati, più o meno completi, necessari per identificarla e reperirla.
Trattandosi di dati su dati, i campi della citazione bibliografica sono anche definiti metadati.
I dati principali di una citazione bibliografica sono:
Autore
Titolo
Sottotitolo
Titolo dell'eventuale opera che contiene la risorsa (titolo della rivista nel caso di articoli, titolo del convegno nel caso di atti/contributi, titolo del libro se si tratta di un capitolo da citare separatamente ecc.)
Numero dell'annata e numero del fascicolo della rivista in caso di articolo
Città (sede dell'editore)
Editore
Anno di pubblicazione
Eventuali pagine nel caso non si tratti di una monografia.
Altri elementi aggiuntivi possono essere:
ISBN (International Standard Book Number, codice univoco identificativo per le monografie)
ISSN (International Standard Serial Number, codice univoco identificativo per le riviste)
DOI (Digital Object Identifier, codice univoco di identificazione delle risorse digitali)
URL della risorsa online/pagina web ecc. (di solito citato tra uncinate < ... >)
Numero del volume in caso di opere in più volumi, ecc.
Per bibliografia si intende l'elenco conclusivo ordinato in base a un criterio scelto (alfabetico, cronologico ecc.), in genere posto alla fine del documento, di tutte le risorse consultate e citate per la stesura del documento stesso.
Per la redazione di una bibliografia che comprenda diverse citazioni bibliografiche, o semplicemente per l'inserimento di un riferimento bibliografico in nota a commento di un argomento trattato, è necessario adottare una presentazione formale uniforme che valga per tutti i documenti citati nello stesso lavoro/progetto/tesi/pubblicazione. Per stile citazionale si intende proprio lo standard formale scelto per la presentazione e la successione dei vari elementi che compongono la citazione bibliografica.
Esempio di stile citazionale:
Cognome autore, Nome autore, Titolo articolo. Sottotitolo articolo, "Titolo rivista. Sottotitolo rivista", vol. 1, n. 1 (anno), pp. 1-10, <http://..../...../..../..../....../..>
Una breve bibliografia su ciò che è possibile trovare in biblioteca per scrivere una tesi di laurea o una pubblicazione scientifica:
Failli, Franco. Come scrivere e discutere una tesi di laurea in Ingegneria. Pisa: Plus-Pisa UP, 2005
Matricciani, Emilio. Fondamenti di comunicazione tecnico-scientifica. Milano: Apogeo, 2003.