Premesso che ...
Sito: | Attività formative complementari |
Corso: | BiblioTech: la ricerca dell'informazione scientifica per dottorandi di Ingegneria 2019-2020 |
Libro: | Premesso che ... |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | venerdì, 22 novembre 2024, 08:53 |
Descrizione
Conoscenze di base propedeutiche al corso
1. Introduzione
Di fronte a tale quantità e varietà di documentazione, per la quale in letteratura si è affermata la definizione di information overload, si rende ancora più necessaria una corretta selezione dell’informazione reperita, supportata da una accurata formazione sui modi, le strategie e i luoghi deputati ad una ricerca efficace e di qualità.
2. Le risorse cartacee ed elettroniche
Tipo di risorsa
Tipo di formato
3. Cosa è una banca dati
Definizione e caratteristiche delle banche dati in biblioteca
Una banca dati bibliografica è un archivio aggiornato (originariamente in formato cartaceo, più tardi in formato elettronico su supporto locale, oggi online) di descrizioni standardizzate (dette anche metadati, es. autore, titolo, editore, anno etc..) di documenti come articoli di riviste scientifiche, atti di congressi, monografie etc., dotata di sistemi di interrogazione più o meno avanzati.
Quando le banche dati bibliografiche contengono non solo i metadati ma anche il testo completo dei documenti sono dette anche banche dati full-text (o a testo pieno), digital libraries, biblioteche digitali.
Le banche dati bibliografiche tradizionalmente sono prodotte da istituzioni scientifiche specializzate nelle discipline delle banche dati stesse. Queste banche dati tradizionali, dette anche disciplinari, sono compilate da personale specializzato (es. Inspec, i cui termini di soggetto sono ripresi come vedremo più avanti da IEEE Xplore) e dispongono spesso di strumenti di indicizzazione avanzata (attribuzione di soggetti al contenuto del documento) come vocabolari controllati di termini e classificazioni specifiche.
Le banche dati bibliografiche hanno subito nel tempo un processo di aggregazione per cui una banca dati di copertura più generale di solito ingloba il contenuto di varie banche dati specializzate (come fanno WOS, Scopus, ma anche Google Scholar, come vedremo più avanti). Per questo, e perché offrono servizi aggiuntivi, come il numero di citazioni ricevute, i metadati delle opere citate e i link tra le citazioni, sono dette anche banche dati citazionali.
Le banche dati citazionali offrono spesso ulteriori servizi come per es. il "peso" della rivista (Impact factor di WOS), dell’autore (H-index di Scopus), cioè i cosiddetti dati bibliometrici che vedremo più avanti, i link a repositories (archivi) di dati sperimentali raccolti per la pubblicazione, la possibilità di esportare i dati per gli strumenti di gestione delle citazioni (detti anche reference management software ad es. EndNote, Mendeley… per i quali si rimanda a Il sito SBA: altre risorse) utili per la redazione di bibliografie etc.
Per il funzionamento deI propri indici alcune banche dati
citazionali hanno elaborato un proprio sistema di identificazione
univoca degli autori (Scopus: Author ID, Wos: ResearcherID-Publons, Google Scholar: citation profile). Si tratta di codici alfanumerici usati delle rispettive banche dati per identificare univocamente un autore e non attribuire le sue pubblicazioni ad un eventuale autore omonimo. Tutti
questi sistemi permettono (Scopus) o prevedono l’intervento volontario
dell’autore, con una modalità partecipativa tipica dei social network e possono dialogare con
l’identificativo non proprietario (free) più diffuso: ORCID
4. Peer review e bibliometria
Elementi di valutazione della ricerca
Il tema della valutazione della ricerca è da anni al centro dell'attenzione degli Atenei italiani e stranieri. Oltre agli obblighi normativi (la prima legge che introduce in Italia la valutazione degli Atenei è del 1993), la valutazione della ricerca scientifica sta assumendo un aspetto sempre più stategico nelle politiche pubbliche per gli investimenti su innovazione e ricerca.
Il progetto di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) è rivolto alla valutazione dei risultati della ricerca scientifica delle Università e degli Enti di Ricerca italiani ed è svolto dall'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca). Le valutazioni sono basate sull’analisi bibliometrica e sul metodo della revisione tra pari (peer review).
Per bibliometria (bibliometrics) si intende lo studio quantitativo della comunicazione scientifica condotto attraverso i suoi prodotti: pubblicazioni e loro citazioni bibliografiche. La valutazione bibliometrica si basa sui dati bibliometrici che vengono sitetizzati e rielaborati in vari indicatori (Impact factor, h-index, citazioni etc… che vedremo più avanti in Le banche dati) utilizzati per la verifica della qualità della produzione scientifica di un autore e della istituzione cui afferisce (valutazione quantitativa).
Per peer review (revisione
di pari) si intende in ambito editoriale la verifica formale e contenutistica effettuata da parte
di uno o più specialisti riconosciuti come esperti ("peer" ossia "pari"
rispetto all’autore) dei testi sottoposti dall’autore ad una rivista
per la pubblicazione di un articolo (valutazione qualitativa). Una rivista peer reviewed prevede quindi che gli articoli siano sottoposti a questa verifica perché possano essere accettati per la pubblicazione.
5. Lo scenario attuale
Social network e MOOC
La comunicazione accademica di oggi non è fatta più solo di libri e riviste, ma anche una varietà di altri prodotti e di contenitori:
In questo settore tuttavia i contenitori mutano velocemente, anche in base allo strumento più diffuso al momento (Instagram, Linkedin ecc.).
Dal sito di Elsevier:
Un esempio di profilo personale su Academia.edu:
6. L'open access
Il movimento dell'accesso aperto
Open access significa accesso libero e senza barriere al sapere scientifico.
Data la contrapposizione del modello di pubblicazione ad accesso aperto rispetto a quello classico, nel quale tipicamente gli editori detengono diritti esclusivi sul documento pubblicato e ne vendono l'accesso attraverso abbonamenti e licenze, l'espressione Open access indica anche il movimento che sostiene e promuove la strategia di fruizione libera e gratuita delle pubblicazioni scientifiche.
Le due modalità principali di pubblicazione ad accesso aperto sono:
- la via verde ("green road"), che consente l'autoarchiviazione ("self-archiving"), da parte degli autori, di copie dei loro articoli (pubblicati in riviste accessibili a pagamento) in archivi istituzionali o disciplinari, o nei propri siti personali;
- la via d'oro ("gold road"), che consiste nella pubblicazione in riviste in cui gli articoli sono liberamente accessibili (riviste ad accesso aperto). Tali riviste possono sostenere in modi diversi costi di mantenimento delle proprie pubblicazioni.
Alcuni siti utili per la ricerca di letteratura scientifica ad accesso aperto:
- Elenco delle riviste ad accesso aperto: DOAJ (Directory of Open Access journals)
- Elenco degli editori ad accesso aperto: OASPA (Open Access Scholarly Publishers Association)
- Elenco dei depositi istituzionali accademici: OPENDOAR (Directory of Open Access Repositories)
- Motore di ricerca dei prodotti di ricerca depositati negli archivi open access italiani: Pleiadi
- Database interrogabile per titolo di rivista per conoscere le policies di copyright adottate dall'editore relativo: SherpaRomeo
Ad oggi tuttavia la contrapposizione netta tra l'editoria "tradizionale" e quella open access è stata apparentemente superata da alcuni modelli di business proposti da editori che hanno recepito, a proprio vantaggio, la diffusione dell'acceso aperto. La cosiddetta editoria ibrida (o "via rossa") ha sfruttato il fenomeno
dell’open access per sviluppare un nuovo modello e aumentare i propri profitti, ossia una rivista commerciale tradizionale, in abbonamento, che può ospitare singoli articoli disponibili ad accesso aperto, a seguito del pagamento di una APC (Article processing Charge) da parte degli autori (o più spesso degli enti finanziatori o delle istituzioni cui appartengono). Gli enti di ricerca e le università si trovano così a pagare due volte: per pubblicare e per acquistare gli abbonamenti alle risorse elettroniche.
L'Open Archive Initiatives (OAI) fin dal 1999 promuove l'accesso aperto delle pubblicazioni scientifiche attraverso lo sviluppo e la diffusione di standard internazionali per la gestione dei depositi digitali destinati all'autoarchiviazione o all'archiviazione da parte delle istituzioni che producono le ricerche, indipendentemente o parallelamente alla loro pubblicazioni sotto forma di articoli peer-reviewed in riviste scientifiche.
Nell'ambito accademico italiano la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha riconosciuto l’importanza dell’accesso pieno e aperto alle informazioni e ai dati per la ricerca e per la formazione scientifica, favorendo la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche condotte in Italia nelle università e nei centri di ricerca. Nel novembre 2004, in occasione della conferenza di Messina sull’Open Access (Dichiarazione di Messina), la CRUI (Conferenza dei rettori delle Università Italiane) ha promosso l’adesione delle università italiane alla ”Dichiarazione di Berlino per l’accesso aperto alla letteratura scientifica”,
Il movimento Open access ha diffuso col tempo sempre maggiore consapevolezza della possibilità di limitare la cessione totale ad editori privati dei risultati della ricerca finanziata da enti pubblici. Si pensi che tutte le pubblicazioni finanziate da Horizon 2020, progetto della Commissione europea destinato alla ricerca scientifica e all'innovazione (cui seguirà Horizon Europe 2021-2027) dotato di un budget di quasi 80 miliardi di euro (2014-2020), devono obbligatoriamente essere depositate su repositories ad accesso aperto.
Il concetto di open access ormai si è ampliato dalle pubblicazioni scientifiche a tutti i prodotti della conoscenza, tanto che oggi si parla più genericamente di open data e di open science. Nel 2015 viene lanciata EOSC (EuropeanOpen Science Cloud), un enorme ambiente virtuale dove tutti i ricercatori possano depositare, conservare, gestire, riutilizzare dati della/per la ricerca, l’innovazione e l’educazione.
Sia nel nostro catalogo OneSearch, che nelle banche dati che vedremo più avanti (Scopus, WOS, IEEE Xplore) si è ormai affermato nella ricerca di documenti il filtro "open access", che permette l'accesso alle risorse pubblicate ad accesso aperto.
Università di Firenze e Open access:
Anche l'Università di Firenze del 2004 firma la Dichiarazione di Messina. In sintesi si trova online la Policy per l'accesso alla letteratura scientifica dell'Università degli Studi di Firenze
FloRe (Florence Research Repository) è il deposito istituzionale dell’Università di Firenze ad accesso aperto alimentato dagli autori dell’Ateneo fiorentino (sono aperti i metadati e, quando viene caricato, anche il full text).
La Firenze University Press (FUP), casa editrice dell'Università degli studi di Firenze, concilia una politica commerciale con i principi dell’accesso aperto: il suo catalogo, infatti, presenta sia opere a pagamento sia open access. Le riviste di questo editore attualmente sono ad accesso aperto, così come la maggioranza delle monografie. Tutte sono finanziate, comunque, grazie al decisivo
contributo dell'Ateneo.
Attenzione! Dal 2012 in base al Regolamento per il deposito della tesi di Dottorato le tesi di dottorato devono essere depositate su Flore ad accesso aperto. Il Regolamento prevede alcune eccezioni motivate e documentate per le quali l'accesso aperto scatta dopo un periodo di embargo che può durare da 1 a un massimo di tre anni. L'Università si occuperà anche di effettuare il deposito a norma di legge presso le Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze.