Premesso che ...
6. L'open access
Il movimento dell'accesso aperto
Open access significa accesso libero e senza barriere al sapere scientifico.
Data la contrapposizione del modello di pubblicazione ad accesso aperto rispetto a quello classico, nel quale tipicamente gli editori detengono diritti esclusivi sul documento pubblicato e ne vendono l'accesso attraverso abbonamenti e licenze, l'espressione Open access indica anche il movimento che sostiene e promuove la strategia di fruizione libera e gratuita delle pubblicazioni scientifiche.
Le due modalità principali di pubblicazione ad accesso aperto sono:
- la via verde ("green road"), che consente l'autoarchiviazione ("self-archiving"), da parte degli autori, di copie dei loro articoli (pubblicati in riviste accessibili a pagamento) in archivi istituzionali o disciplinari, o nei propri siti personali;
- la via d'oro ("gold road"), che consiste nella pubblicazione in riviste in cui gli articoli sono liberamente accessibili (riviste ad accesso aperto). Tali riviste possono sostenere in modi diversi costi di mantenimento delle proprie pubblicazioni.
Alcuni siti utili per la ricerca di letteratura scientifica ad accesso aperto:
- Elenco delle riviste ad accesso aperto: DOAJ (Directory of Open Access journals)
- Elenco degli editori ad accesso aperto: OASPA (Open Access Scholarly Publishers Association)
- Elenco dei depositi istituzionali accademici: OPENDOAR (Directory of Open Access Repositories)
- Motore di ricerca dei prodotti di ricerca depositati negli archivi open access italiani: Pleiadi
- Database interrogabile per titolo di rivista per conoscere le policies di copyright adottate dall'editore relativo: SherpaRomeo
Ad oggi tuttavia la contrapposizione netta tra l'editoria "tradizionale" e quella open access è stata apparentemente superata da alcuni modelli di business proposti da editori che hanno recepito, a proprio vantaggio, la diffusione dell'acceso aperto. La cosiddetta editoria ibrida (o "via rossa") ha sfruttato il fenomeno
dell’open access per sviluppare un nuovo modello e aumentare i propri profitti, ossia una rivista commerciale tradizionale, in abbonamento, che può ospitare singoli articoli disponibili ad accesso aperto, a seguito del pagamento di una APC (Article processing Charge) da parte degli autori (o più spesso degli enti finanziatori o delle istituzioni cui appartengono). Gli enti di ricerca e le università si trovano così a pagare due volte: per pubblicare e per acquistare gli abbonamenti alle risorse elettroniche.
L'Open Archive Initiatives (OAI) fin dal 1999 promuove l'accesso aperto delle pubblicazioni scientifiche attraverso lo sviluppo e la diffusione di standard internazionali per la gestione dei depositi digitali destinati all'autoarchiviazione o all'archiviazione da parte delle istituzioni che producono le ricerche, indipendentemente o parallelamente alla loro pubblicazioni sotto forma di articoli peer-reviewed in riviste scientifiche.
Nell'ambito accademico italiano la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha riconosciuto l’importanza dell’accesso pieno e aperto alle informazioni e ai dati per la ricerca e per la formazione scientifica, favorendo la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche condotte in Italia nelle università e nei centri di ricerca. Nel novembre 2004, in occasione della conferenza di Messina sull’Open Access (Dichiarazione di Messina), la CRUI (Conferenza dei rettori delle Università Italiane) ha promosso l’adesione delle università italiane alla ”Dichiarazione di Berlino per l’accesso aperto alla letteratura scientifica”,
Il movimento Open access ha diffuso col tempo sempre maggiore consapevolezza della possibilità di limitare la cessione totale ad editori privati dei risultati della ricerca finanziata da enti pubblici. Si pensi che tutte le pubblicazioni finanziate da Horizon 2020, progetto della Commissione europea destinato alla ricerca scientifica e all'innovazione (cui seguirà Horizon Europe 2021-2027) dotato di un budget di quasi 80 miliardi di euro (2014-2020), devono obbligatoriamente essere depositate su repositories ad accesso aperto.
Il concetto di open access ormai si è ampliato dalle pubblicazioni scientifiche a tutti i prodotti della conoscenza, tanto che oggi si parla più genericamente di open data e di open science. Nel 2015 viene lanciata EOSC (EuropeanOpen Science Cloud), un enorme ambiente virtuale dove tutti i ricercatori possano depositare, conservare, gestire, riutilizzare dati della/per la ricerca, l’innovazione e l’educazione.
Sia nel nostro catalogo OneSearch, che nelle banche dati che vedremo più avanti (Scopus, WOS, IEEE Xplore) si è ormai affermato nella ricerca di documenti il filtro "open access", che permette l'accesso alle risorse pubblicate ad accesso aperto.
Università di Firenze e Open access:
Anche l'Università di Firenze del 2004 firma la Dichiarazione di Messina. In sintesi si trova online la Policy per l'accesso alla letteratura scientifica dell'Università degli Studi di Firenze
FloRe (Florence Research Repository) è il deposito istituzionale dell’Università di Firenze ad accesso aperto alimentato dagli autori dell’Ateneo fiorentino (sono aperti i metadati e, quando viene caricato, anche il full text).
La Firenze University Press (FUP), casa editrice dell'Università degli studi di Firenze, concilia una politica commerciale con i principi dell’accesso aperto: il suo catalogo, infatti, presenta sia opere a pagamento sia open access. Le riviste di questo editore attualmente sono ad accesso aperto, così come la maggioranza delle monografie. Tutte sono finanziate, comunque, grazie al decisivo
contributo dell'Ateneo.
Attenzione! Dal 2012 in base al Regolamento per il deposito della tesi di Dottorato le tesi di dottorato devono essere depositate su Flore ad accesso aperto. Il Regolamento prevede alcune eccezioni motivate e documentate per le quali l'accesso aperto scatta dopo un periodo di embargo che può durare da 1 a un massimo di tre anni. L'Università si occuperà anche di effettuare il deposito a norma di legge presso le Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze.